lunedì, ottobre 26, 2015

boxNcone 25/28

Le persone con così tanta forza di sopportazione che mi hanno seguito per 25 post cominceranno ad avere un'idea del fatto che le casse sono una cosa complessa.

Altrettanto cominceranno a pensare, sia per via dei post appena citati, sia per la maggior parte di quelli che ho pubblicato nell'arco di questi anni che riguardano casse e amplificatori, che di nuovo non è successo niente praticamente da cinquant'anni.


Certo la matematica è migliorata soprattutto grazie all'uso dei computer e questo ha reso più normale progettare cose complicate come ad esempio il  bass reflex.
L'abbassamento dei costi dell'elettronica ha permesso il fatto che un amplificatore non costa più decine di stipendi per via dell'elettronica con valvole così costose ma se ci pensiamo ci sono degli integrati che costano ben sei euro che sono in grado di erogare un centinaio di watt.
Per assurdo la parte più costosa di un amplificatore oggi non è più l'elettronica ma bensì il trasformatore e anche questo è sceso di prezzo grazie alle  macchine che lo montano praticamente senza manodopera.


Ma guardando bene le cose che hanno impattato veramente sulla qualità d'ascolto scopriamo che le marche HiFi che hanno creato il mondo odierno sono oggi le più snobbate, anzi forse lo sono sempre state.








Se all'interno di piccole cricche di esperti in marchi migliori hanno un'ottima accoglienza nella realtà dei fatti quando si parla del popolo bove che non accetta la fisica ma preferisce un mobile lucido, non vuole ascoltare bene ma desidera mostrare all'amico qualche numero grosso appiccicato con un autoadesivo da 10  euro perché è glitterato tutte le novità sono state cassate.

Le prime casse acustiche in sospensione pneumatica molti le snobbavano,
così come altri hanno  snobbato per anni il bass reflex.

L'uso di altoparlanti montati all'interno della cassa perché il progetto faceva sì che suonassero meglio in quella posizione sono stati trattati come dei paria.

Non è importante sentir altoparlante ma vederlo.

Casse decisamente fuori dal comune come le audio pro che avevano un suono ineccepibile un costo tutto sommato ragionevole e un'elettronica di altissimo livello ci mancava poco che un qualche grillino ne chiedesse la sospensione dal commercio.

Anche marchi assai diffusi ogni tanto facevano delle cose molto particolari e di eccellente qualità, come non ricordare il tangenziale di Pioneer, ma spesso non avevano il look adatto perché un simile apparecchio avrebbe dovuto essere di pelle umana e costare almeno il triplo.


Altre marche si lanciavano su sintonizzatori veramente notevoli in grado di agganciare segnali sostanzialmente inesistenti con una precisione da chiodo nel muro eppure l'utente li snobbava preferendo la radio “con i numerini” perché il nixie azzurro è molto sexy.



Vi voglio parlare di un'azienda che ha appena ceduto il ramo audiovideo per pochi soldi a un'azienda giapponese di qualità non eccelsa.

È un'azienda che ha fatto parecchie cose nel campo dell'audio non solo hi-fi ma anche hiend.

Ha inventato gli amplificatori in classe D: proprio quelli con cui qualche anno fa c'hanno stracciato le scatole.

Ha inventato l'audiocassetta, un supporto audio che sebbene utilizzato a una discreta qualità così tanto da vivere tranquillamente tra il 1963 e superare di slancio l'anno 2000


nel 1979 per evitare una guerra di formati, ricordiamoci quello che successe poi con persone meno intelligenti riformati successivi, si accordò con Sony nonostante avesse già pronto il nonno del CD ritardando mentre l'ingresso sul mercato di ben 4 anni. Infatti prototipi funzionanti esistevano già dal 1979 a 14 bit e con piccole modifiche rispetto lo standard attuale.

Dimenticando un attimo altre eccezionalità dovute marchi acquistati come Marantz possiamo vedere qualche cosa di assurdo.

Praticamente il 99% delle casse di alta fedeltà fanno uso tweeter a cupola.
Il primo Tweeter fatto così arrivava da Philips e nonostante qualcuno avesse brevettato nel contempo qualcosa del genere sarebbe stato impossibile metterlo in produzione in tempi così brevi ed è quindi più probabile un invenzione avvenuta contemporaneamente come successo in altri campi.


Ma la cosa più sconvolgente non era la quantità di altoparlanti di altissima qualità, di buoni amplificatori, di compact disc e tutto sommato anche di radioloni ben sonanti a poco prezzo che quest'azienda ha sparato fuori nell'arco di decenni ma ha fatto come abbiamo visto vera innovazione.


Il compact disc ha rivoluzionato il mondo dell'audio.

L'audiocassetta ha rivoluzionato il mondo dell'audio anni prima.

Quante aziende che oggi raccontano megapixel possono dire di aver rivoluzionato la nostra vita, anzi quante aziende hanno rivoluzionato la nostra vita? Veramente poche e nessuno ha fatto diverse volte un risultato del genere.

In realtà ci sarebbe una rivoluzione leggermente meno importante che però s non se l'è filata nessuno.

E se infatti philips ha sempre fatto una marea di ricerca al contrario di alcune robe che sapete che mi sono molto “simpatiche” che identifico tutte insieme sotto la nomea di cino coreani.

Dentro questa tonnellata di brevetti, brevetti veri che nascevano su delle ricerche vere non come molti brevetti che adesso infestano le riviste poco serie come wired che si spacciano per essere avanti, come il lettore di impronte che e' sul telefono anziche' sul tavolo.

 Molti di questi STUDI hanno migliorato la nostra esistenza anche se non ci rendiamo conto perché sono nascoste negli apparecchi.


Una delle più incredibili cose, che nascono dagli notevoli studi sugli altoparlanti che fece Philips, riguarda una serie di casse acustiche sconosciute ai più.

Se mi avete seguito fino adesso, chissà come siete annoiati, avete visto che un altoparlante oggi è un componente squisitamente passivo.

Anche nei casi in cui contiene l'elettronica questa in un certo senso non collabora con l'altoparlante o meglio l'altoparlante è rimasto un componente praticamente identico a quello degli anni 30.
La bobina,
la sospensione,
lo spider,
il magnete e
il coprì polvere.

Bene, per Philips non era così.

Fece degli altoparlanti che irridevano i mostri sacri del altissima fedeltà che costavano cifre anche 10 volte più alte.

Infatti a questi tecnici era venuta un'idea grandiosa: rendere l'altoparlante attivo nel senso all'interno dell'elettronica.

Per chi conosce la progettazione degli amplificatori sa perfettamente che la maggior parte degli amplificatori oggi in commercio hanno una questione che si chiama feedback.

Ovvero una parte del segnale uscente viene comparata con quella all'ingresso e l'eventuale differenza
viene utilizzata come correzione dell'elettronica.

Sebbene alcuni mostri sacri dell'amplificazione vi dicano che il feedback causa morte e pestilenza sappiate che non sempre e' così.

Fare un amplificatore semplice e ben suonante è relativamente difficile ma fare un amplificatore complesso e ben sonante è un'opera completamente diversa per il quale una persona da sola raramente riesce.

Philips così mette all'interno del woofer un po' di elettronica appesa all'equipaggio mobile.
Ma vediamo un po' come funzionava la questione.

In pratica quando si va a sollecitare un altoparlante ci sono tutta una serie di problematiche:

altoparlante può avere un'inerzia tale che parte con un certo ritardo e per la stessa motivazione
continuare a muoversi una volta cessato l'impulso.

Nel muoversi la bobina mobile non spinge con la stessa forza per tutta l'escussione, così facendo il moto è tutt'altro che lineare.

Altra causa di problemi sono le sospensioni che essendo meccaniche portano con sé una qualche non linearità se non altro per effetto che con più si flettono più spingono.

Anche le risonanze all'interno del mobile, il caricamento dell'altoparlante portano con sé tutta una serie di distorsioni che si manifestano con un movimento che poi alla fine c'entra relativamente poco con quello che viene dato dall'amplificatore.

Perché noi stiamo sempre a fare tutta una serie di menate con i numerini che identificano le qualità di un amplificatore ma quest'ultimo una volta che gli schiaffi su una ventina di kilogrammi di alimentatore è abbastanza difficile da sbagliare con le informazioni di oggi.  Posso tranquillamente affermare che un cippo da 100 W dal costo di sei euro suona tutt'altro che uno schifo.

Su altoparlante invece è molto diverso ed è raro trovare altoparlanti dalla distorsione contenuta visto che la normalità sono un errore di due cifre percentuali.

Così si  inventano nuova cosa, non è tutta farina del suo sacco e' un'idea che comunque spesso accade gira nell'aria, ma loro concretizzano e così prendono due fet, una lamina piezoelettrica che farà da microfono la accordano in maniera che abbiano risposte frequenza e una risonanza ben precisi e utilizzano tutto questo ben di Dio montato, ricordo, all'interno dell'equipaggio mobile per determinare l'esatta posizione del nostro cono.

Queste altoparlanti sono così composti: sono dei tre vie spesso triamplificati con crossover attivo (e già qua siamo oltre di brutto alla media dell'alta fedeltà ancora oggi)
con Tweter e midrange a cupola
e con l'amplificatore destinato al woofer che ha il feedback legato alla posizione dell'altoparlante.


In pratica  non solo queste casse hanno una dinamica eccezionale per via dei tre amplificatori,

non solo se guardiamo come sono realizzate viene voglia di usar lanciafiamme in molti stand delle fiere di alta fedeltà

ma se il woofer si muove in maniera non prevista l'amplificatore lo acchiappa e lo riporta dove deve stare.

Il risultato di queste casse e' che in alcuni casi riescono per tutta la gamma prevista a contenere la risposta in frequenza all'interno di 1,5 dB.

Queste risposte in frequenza così esageratamente lineare e' anche ottenuta con una distorsione bassissima e una discesa nei bassi incredibile.

In pratica nel 1969 Philips aveva prodotto l'altoparlante definitivo a un prezzo Philips.

Se avete capito quello che ho detto fino adesso sapete che potete andare a prendere tutto ciò che viene raccontato come alta fedeltà, ma soprattutto come avanzato,  e tirarlo nel cesso.


Il fatto che nessuno oggi utilizzi questa tecnologia che sarebbe decisamente più semplice da applicare visto che un accelerometro un amplificatore integrato oggi costerebbe qualche centesimo di euro come dimostrano quelle montati sulla maggior parte dei cellulari che addirittura hanno quattro assi da da pensare.

Perché il gioco vale la candela, i vantaggi ci sono e sono evidenti. 

Il costo di implementazione per un apparecchio è banale, addirittura oggi si potrebbe utilizzare anche nella fascia supereconomica.

I software di simulazione potrebbero tranquillamente tirar fuori delle correzioni da applicare non solo per il sistema altoparlante cassa ma addirittura per l'intera stanza visto che oggi tutti gli amplificatori contengono grossi computer.

Il problema di una simile tecnologia è uno solo: non si vede.

Oggi il cliente non esiste più, ma forse non è mai esistito del tutto, l'importanza di un tubo fluorescente violetto incastonato in una cassa acustica è superiore al vantaggio di una audio decisamente superiore alla norma e poi, parliamoci chiaro, che comprerebbe mai una cassa acustica da Philips quando esistono marchi che si chiamano super terremoto (terremoto moto oto oto, con un bel rining di M) oppure scrivono di avere 1650 W.

Comunque le casse Philips MOTIONAL FEEDBACK rappresentano uno di quei tanti passi in avanti che consumatori non vogliono fare perché preferiscono la roba vecchia.
Alcuni di questi passi sono avanzamenti interessanti altri come questo sono intere rampe di scale che si possono fare con un solo passo.

Per me è l'evidenza che le aziende hanno sempre fatto, quelle più serie, un sacco di ricerca per i loro clienti e se il prodotto oggi non è quello di un mondo ideale non è certo colpa delle multinazionali cattive perché come abbiamo visto queste ultime hanno fatto delle cose eccezionali, veramente notevoli.

Philips ha prodotto un qualcosa di semplice, elegante e funzionale che potrebbe essere utilizzato ovunque in maniera pervasiva tutti gli apparati che conosciamo dal portatile al car audio oltre che la cassa da casa.

Se nessuno lo utilizza è solo un grande peccato.
no?

venerdì, ottobre 23, 2015

Rai, cannone di maria



Una delle cose Strane che appaiono bene in questi tempi e che alla gente non interessa sapere veramente del proprio futuro ma semplicemente si interessano delle solite baggianate.

La prima cosa che e' abbastanza bizzarra perché si tratta del canone Rai. 
Anche si questo sfigoblog  ha destato un certo prurito.

Come per dire che il 90% dei nostri problemi a livello statale derivano dal banale fatto che versiamo il canone alla Rai. 

Molte ricerche hanno definito questo versamento come la tassa più odiata dagli italiani e anche la più evasa visto che intere regioni del sud Italia non la pagano.

A mio sindacabile ragionamento il problema è che nessuno vuole pagare ma contemporaneamente vedere lo stesso.


Innanzitutto bisogna dire che in tempi passati, fino a praticamente all'insediamento completo politico della Rai, quest'ultima ha fatto un buon lavoro e ha comunque proseguito successivamente facendo anche parecchia ricerca.
Il dramma è giunto quando ci si è abituati ad averla senza pagare che oggi si vuole continuare a farlo.
Sembra quasi il discorso capitato con la musica e gli MP3. È una questione che ricorre molto spesso in maniera ciclica su ormai tutti i prodotti di fantasia come possono essere film, libri e anche ovviamente la televisione.

Sinceramente non solo non guardo programmi Rai perché dico di non farlo (il 90% degli italiani lo dichiara, poi nella frase sucessiva per sbaglio nomina un programma visto la sera prima.) ma semplicemente perché non ho un ricevitore collegato all'antenna da almeno 15 anni. Non che ne fruissi molto prima della TV.  Diciamo che a 16 anni ero un teledipendete, e' come il fumo e l'alcool, penso. Non si smette, si sospende all'infinito.

Chi legge regolarmente questo blog, oltre ad avere una certa nausea per lo stile di scrittura, sa perfettamente che posseggo un ricevitore digitale di ignobile marca coreana che regolarmente giace o in cantina o in un box e solo saltuariamente ho provato a toglierlo dal suo confino. Dopo 2 giorni torna per mesi o anni nel suo confino. Non lo butto solo perche costato $$$. Da quando ho fatto il trasloco sinceramente non ho neanche un'idea molto chiara di dove sia: magari è sul fondo di qualche scatola sparse per casa, di quelle persistenti che durano decenni.

Ho scoperto solo negli ultimi giorni che è possibile vedere i programmi televisivi rai in streaming. Bisogna infatti ricordare che questa cosa esiste da pochissimo tempo visto che in precedenza avevano un non-sito utilizzabile solo con una strana cosa di Microsoft che è stata talmente buona da essere soppressa dallo stesso produttore.

Oggi si parla di metterla nella bolletta energetica della casa e per evitare doppioni deve essere la prima casa.

Molti si sono lanciati nel dire che ci saranno famiglie che la pagano due o tre volte: una cosa probabilmente vera visto che spesso volentieri gli italiani dicono di risiedere da una parte non vera per ottenere uno sconto di tassazione. Ho dei conoscenti che dichiarano di vivere, anziché in Lombardia dai genitori, nel sud Italia. La casa delle vacanze o dei nonni diventa la casa principale.

L'unico modo per non pagare questa tassa è dimostrare che nella casa in cui si vive non esiste una connessione Internet cosa indimostrabile visto che basta essere titolare di una qualsiasi Sim per telefoni cellulari che automaticamente abbiamo anche la nostra connessione dati.

Almeno stando a quanto dichiara Renzi.
Perche poi il sottosegretario dello stesso, il giorno dopo, dice il contrario: come Befera afferma e' necessario un sintonizzatore.
Per gli umanisti non esiste cosa certa e matematica ma tutto e' incertezza. Le leggi si fanno AD CATZUM. non sanno leggere neppure cio' che scrivono: asini di natura!
Passare con il rosso o il giallo? Ma forse sul codice che avevamo scritto era il verde? Ma perche non il melange?

La tassa inoltre avrà un aumento vertiginoso perché se veramente riusciamo a farla pagare a tutti, come racconta il renzi, o il valore di quest'ultima deve decrescere ben sotto il 50% oppure si tratta di aumentare il valore consegnato nelle mani di rai e del governo del doppio.


Alcuni  si lanciano nella questione dell'asma card (la urlano da anni fino a provocare la raucedine) per limitare l'accesso: io non voglio pagare e decido di non volere l'accesso.
Questo ragionamento fallace, per non dire furbetto, per due motivi:

il primo motivo è che chi fa questa affermazione spesso volentieri si aspetta che altri attori privati prendano il posto come fornitore della partita di calci negli stinchi piuttosto che della telenovela fornita da una Rai che ne verrebbe indebolita.
In pratica chi se ne frega degli altri che crepano tanto io la partita la vedo lo stesso.

Il secondo motivo per cui è sbagliato ragionamento del genere è perché per fare un accesso condizionato occorre obbligare le persone ad avere un televisore con un accesso condizionale compatibile con la tecnologia di accesso scelto.
Perché ricordiamoci una cosa molto banale: se dovessimo avere una criptazione il costo di sviluppo di quest'ultima sommato al costo di gestione e al costo dell'apparecchio finale ricadrebbero nuovamente sugli utenti finali ovvero lo stato e non è pure immaginabile che una televisione nazionale, intesa come organismo statale, protuberanza dello Stato e dei cittadini stessi, non sia ricevibile in maniera completa sull'intero territorio. Anzi ricordiamoci i nostri all'estero.

Quindi salvo voler obbligare la vendita di tutti i televisori con una dotazione speciale, anzi tutti sintonizzatori, videoregistratori e computer compresi, Non sarebbe possibile ottenere un accesso condizionale degno di questo nome per una televisione di Stato. In pratica o si creerebbe un cruento contrabbando, cosa che già avviene ad esempio per i DVD vergini, altrimenti vorrebbe dire che alcuni oggetti del valore tutto sommato banale come una ventina di euro automaticamente salirebbero intorno ai 100. In più molte di apparecchi che non possono essere adattati in qualche maniera diventerebbero automaticamente illegali. Ovviamente questo se consideriamo la televisione di Stato quello che è: la televisione di Stato e non una televisione allo stesso livello di Canale cinque e di radio Maria.

Il problema più grave dopotutto è che non si è mai deciso in Italia cosa deve essere una televisione di stato. Dopo l'abbuffata politica avvenuta quando si è capito che la televisione non era poco di più della radio ma era qualcosa di sconvolgente.
In altri stati dove i manager statali erano un pochino più seri hanno utilizzato questo strumento, come del resto anche in Italia all'inizio delle trasmissioni, per cercare di portare cultura all'interno della popolazione.
In Inghilterra per esempio non solo la BBC è considerata la televisione migliore del pianeta nonostante molti programmi siano un pochetto barbosi con repliche a tradimento ma negli anni ha pubblicato corsi su come ad esempio progettare e realizzare una cassa acustica oppure realizzare programmare un personal computer. Se non fosse stato per queste trasmissioni oggi il vostro telefono cellulare non sarebbe dotato di un microprocessore così avanzato: L'azienda che realizzava il computer della BBC a 8 bit ne aveva pronto uno successivo assai potente. AcornRiscMachine e' sostanzialmente un monopolio come lo era intel ai tempi del 286

In Giappone durante gli anni 980 la radio trasmetteva programmi su come realizzare la qualità totale e oserei dire che hanno avuto un ottimo successo.

Ancora ai giorni nostri se noi prendiamo ad esempio i programmi della televisione svizzera ne troviamo alcuni sono veramente interessanti e per quanto riguarda la radio vorrei citare per esempio il giardino di Einstein che regolarmente offre in interviste a premi Nobel e vincitori di altre onorifenze simili. http://www.rsi.ch/la1/programmi/cultura/il-giardino-di-albert/puntate/


Un altro problema di italiani che sono sempre stati faciloni e anche nella televisione questo si evidenzia come quelle schifezze in grado di addormentare un tirannosauro che rispondevano al nome di programmi dell'accesso: una delle più grandi occasioni mancate dalla nostra rai

Perché grazie al fatto che in Italia abbiamo degli umanisti che continuano a rompere le balle con il “latino”: ovvero la cultura fine a se stessa da citarsi come un pappagallo, abbiamo continuato a spingere l'idea che cultura voglia dire noia, barbosita' e ripetizione: “ah tu catullo cosa speri” (ovviamente detto in una lingua straniera con un'accento incoprensibile a catullo che era un madrelingua).

La poca cultura che abbiamo visto sui programmi rai oltre ad essere orari vergognosi e lì al limite arrivano da due personaggi un po' fuori dalle righe che per motivi non ben chiari sono rimasti nell'ambito delle trasmissioni. Sto parlando di Sgarbi che quando per caso s'incrociava era maledettamente chiaro da essere antipatico così come lo snobismo tracotante ma sotto sotto affascinante di Daverio. Che poi spesso parlano di roba che come minimo ha 500 anni la dice lunga.
Del resto, a parte altra roba molto all'acqua di rose che sotto sotto era un contenitore di filmati esteri (qualcuno ha detto quark?), poco o niente. Niente di paragonabile ai giochi di james may (action man e' favoloso).

Non è un caso che in Italia non si faccia più cultura, ovvero non se ne produca di nuova. 
In Italia continuiamo dire di esser è un paese pieno di cultura perché in realtà l'hanno fatta i nostri trisnonni o peggio pentavoli. 
Non abbiamo compositori degni di questo nome da dire: cavolo ha fatto una cosa nuova! Il nostro massimo che portiamo come se fosse un grandissimo artista un interprete, un cantante sostanzialmente una macchina, di musica d'opera. 
Peccato che l'opera non ascolti più nessuno da almeno cinquant'anni (nessuno si intende percentualmente).
Abbiamo giusto un paio di architetti ma la grande architettura ormai si fa in posti come New York.
Perché siamo fermi a dire che la torre di Pisa è la torre di Pisa. Peccato che stata costruita un pochino di tempo fa, e dopo?

Il giappone fa cultura, alcuni anime (cartoni per i miei coetanei), hanno colonne sonore che sono belle da impazzire (cowboy beebop?) per non dire della trama e dei personaggi ben compatti (psycopass?). Certo con un'industria che produce centinaia di serie annue qualcuno dira' che e' facile. 
Se e' facile perche' non lo facciamo noi?

Tutto questo per dire che anche nella televisione siamo succubi delle trasmissione che arrivano dall'estero. Non abbiamo infatti piu' una industria che è in grado di elaborare la quantità di prodotto che noi consumiamo. Le produzioni Rai quasi sempre sono tra il disastro e tristezza con una professionalità che va molto bene se la paragoniamo a un club di adolescenti ma che sul mercato internazionale fa un pochino ridere. Una per tutti i bicchieri che si riempiono mentre l'attore beve oppure le luci che disegnano sulla faccia degli strani mostri.
Non parliamo di mediaset. E' un paio di gradini sotto. Per non parlare dei veri imperi del disastro di pochi anni fa che sono peggio di alcuni video fatti dai ragazzini annoiati la domenica (ipantellas?)

La Rai dovrebbe invece assicurarsi un livello di produzione di alto livello che non si ottiene semplicemente compiacendo il politico di turno oppure inseguendo, battendo, i concorrenti alle aste internazionali perche' gonfi di danari.

Perché problema è sempre quello se si intende elevare la qualità vuol dire dare meno prodotto ma migliore.
Vuol dire per esempio generare prodotti in proprio compartecipando o altro.
E questo in un paese in cui il massimo della vita e' la partita e politica vuol dire urlare in piazza che gli altri sono cretini... vuol dire essere tagliati fuori.

Ecco perché in Italia la Rai è quello che è. La Rai è un'espressione dell'italiano:
poca qualità,
informazione molto leggera,
tanto spettacolo e
molti “li migliori semo noi” che poi si tratta di ballaro' o del milan cambia poco.
Esser della squadra “dei meglio”, del giovin fascio o della merda secca non importa.

Poi, ovviamente, competere con mostri partoriti dalla HBO e' impossibile in queste condizioni. Non e' solo un problema di budget alla trono di spade: In tutto lo staff della rai in pochi capiscono le battute di BBT (se ci pensate sono 4 location 20 truppisti e 5 attori ma tanta professionalita'. Paragonatelo con un serial italiano, quanti si salvano?), figuriamoci a scrivere un serial di giovani ricercatori in un paese dove i ricercatori sono paria da allontanare e quando non vi si riesce mobbizzarli con stipendi da bidello.

La maria del filippi con i grandi pianti in diretta sono buoni prodotti nel paese dei uarra Cascio che di lavoro favevano il guarda pini che crescono.
Milioni di persone che passarono 8 ore su di una sedia a vedere se il tronco del pino cresce, che tv vuoi fare: La programmazione di un CNC e la scelta della fresa?, Un corso di C++? tecniche per l'uso del MIDI. Accordare un pianoforte?


A questo punto come al solito consiglia di guardare cosa fanno gli altri, tutto sommato tre quarti del mondo si è trovato davanti al dilemma di come sovvenzionare la tv pubblica.

Prima di iniziare dobbiamo ricordarci di una cosa che molti dimenticano: il canone della televisione così come ce lo presentano in realtà è il sottoprodotto di due entità da sommarsi: la parte che è il canone Rai  che va a sovvenzionare  Rai. La parte invece che è la licenza a fruire, ad occupare quelle determinate frequenze. Con i nostri televisori anche se noi non guardiamo la Rai ma ad esempio Canale cinque siamo obbligati a versare quell'obolo allo stato.

Alcuni Stati hanno gettato la spugna e non hanno piu' una  tv pubblica. o non c'e' mai stata.
È una scelta che ha dei pro e  contro..
come quando alcuni politici seguiti da una certa massa di gente, che come al solito non vuole pagare il canone, dice che sarebbe il caso di privatizzare la Rai.
In italiano corrente privatizzare vuol dire vendere qualcun altro che non è lo Stato e questo  automaticamente fa si che un organismo statale dipenda dai capricci di un privato che può avere anche idee malsane come abbiamo visto durante lo tsunami: il secondo quotidiano italiano si e'  sostanzialmente inventato un dramma nucleare che non è mai esistito. Gli interessi del privato soverchia quindi gli interessi della comunità.
Se ci fosse una grande quantità di offerta da molteplici fonti questo varrebbe un po' attenuato ma in Italia sostanzialmente la televisione è fatta da due poli per quanto riguarda la fetta più grande e anche scendendo alla fine poli non diventano più di quattro. La Rai, Mediaset e sky sostanzialmente bastano a fare la maggior parte delle visioni in quasi tutte le giornate.
Detto questo e' bene da ponderare se e' il caso anche in questo settore di dichiarare lo stato italiano sconfitto. 
I super liberisti ovviamente esultano all'idea che lo Stato si allontani dall'informazione ma proprio perché sono liberisti dovrebbero pensare che anche lo Stato dovrebbe poter dire la sua nel senso che deve esserci una voce non legata ad attivita' commerciali.
In più ci sono ottimi esempi di cosa può fare la tv pubblica è proprio la BBC al punto di dire che senza di loro la televisione per come la conosciamo non sarebbe mai esistita.


Alcuni stati invece pensano che la televisione debba essere pagata dalla pubblicità. 
Anche questo è un errore perché una televisione che può essere presa per fame da un gruppo di grossi acquirenti pubblicitari o trovarsi nella situazione di preferire un'informazione poco corretta alla perdita del budget.


Esistono stati, come l'Italia, in cui il finanziamento la televisione e' ibrido. 
Parte arriva dalla pubblicità e parte arriva dal canone. 
Il problema nasce quando la parte pubblicitaria è relativamente grossa perché la parte di canone serve ad evitare l'eccessivo potere degli sponsor. Non prendere soldi dallo sponsor e' sicuramente problematico ma non decreta la morte dell'emittente semplicemente una riduzione del budget. In Germania ad esempio questa cosa funziona piuttosto bene tanto che sostanzialmente la gestione dell'intero budget e della programmazione della televisione di Stato è completamente svincolata dallo Stato stesso e quindi non può metterci il naso. In pratica un colosso di 22 canali televisivi e 66 radio con una forte radicazione all'interno dei lander completamente svincolata dalle logiche sia di mercato e politiche. Almeno ufficialmente.


Alcuni stati invece decidono e per mantenere completamente svincolata la televisione da interessi commerciali, quando non addirittura interessi di stati in concorrenza o addirittura non amici, la televisione debba essere pagata dallo Stato attraverso il canone o il prelievo dalla fiscalità collettiva. Bisogna tener conto che alcuni degli Stati che tanto vengono citati perché non hanno un canone in realtà ce l'hanno sotto un altro nome: se io prelevo da una famiglia 150 euro attraverso un aumento percentuale delle tasse non è che sia cambiato qualcosa, no?
Il problema quando esiste questa configurazione che parte di coloro i quali gestiscono la cosa pubblica si sentono nella possibilità di utilizzare la cosa pubblica come loro megafono perché in un certo senso, come gli sponsor nel caso della televisione pagata da introiti pubblicitari, chi elargisce il grano sa di avere un potere.

Come vediamo chi sono quattro possibilità:
non avere una televisione di Stato,
averla pagata dai cittadini,
averla pagata dai cittadini e dagli sponsor,
averla pagata dagli sponsor

in tutti i casi comunque ci sono vantaggi e svantaggi e definire in maniera equilibrata qual'è la maniera giusta è difficile visto che questo è uno dei pochi casi che in ogni nazione esiste una ricetta diversa al contrario per esempio della fiscalità escludendo il caso italiano è generalmente improntata in una maniera precisa con una declinazione verso lo statalismo o meno.

Una volta scelta una delle quattro possibilità è necessario può scegliere il tipo di televisione vogliamo e personalmente penso che il carrozzone della rai abituato a decenni di politica mal si presta ad essere fasto. Inoltre un tipo di televisione particolarmente piena di informazioni non è neanche adatta all'italiano medio che passa le serate a guardarsi voi-ager.

Perché alla fine tutti continuano a dire che la Rai fa schifo però se guardiamo i dati non solo è tutt'altro che poco vista ma i programmi che tirano sono i peggiori.
Se per un attimo immaginassimo una rai sul livello della BBC non avrebbe un grande impatto mediatico. Le trasmissioni di james may non piacciono così come il più grande successo mondiale di una trasmissione televisiva europea che si Top gear In Italia le televisioni maggiori non lo hanno neanche voluto e viene ritrasmesso profondamente tagliato e spesso snaturato da tv minori.
 
È quindi chiaro che ancora prima di dire se è lecito cancellare il canone, se è lecito eliminare la Rai, se è lecito qualunque cosa di diverso oltre all'imposizione come quella che ha fatto Renzi quale sia esattamente l'alternativa.

Perché è ovvio non basta dire “tanto io non lo guardo” ma bisogna dare una risposta, seria, a che cosa vogliamo al posto della Rai o come vorremmo la stessa.

alrimenti e' una grillata.
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 ....
...
..
.
 



E tutto quello che ho detto sopra deve essere pensato per lo stato attuale delle cose.
Bisogna infatti pensare a una cosa ben precisa: entro 10 anni cambierà tutto.


Le avvisaglie ci sono già tutte che si chiamano Internet.

Come già detto non è certo che la gente si spaventi con un canone così basso è semplicemente che vorrebbe non pagarlo perche fa figo dire di non pagarlo.

Però in compenso paga una connessione Internet 40 euro al mese, 500 euro l'anno circa, per il semplice banale fatto di poter scaricare in fretta la televisione con e-mule. Altrimenti costerebbe 5E.

La tendenza poi attraverso piattaforme come YouTube di poter vedere subito apre un nuovo scenario.
È proprio di oggi la partenza di un primo servizio (netflix) che per una serie di motivi avrà una qualità abbastanza infima data dal fatto che la connessione media non è certo a livello dei 50Mbps netti necessari ad un segnale HD non eccezionale (o se preferite 200 lordi dichiarati alla telecom).
Certo tutto ciò è aiutato dal fatto che televisori sono spesso LCD, di marca incerta, Di piccola diagonale e insomma fanno abbastanza schifo.
Così abbastanza certo che nonostante esistano già delle piattaforme tutte italiane sostanzialmente sovrapponibili l'arrivo di un grande player mondiale cambierà le carte in gioco.
Perché la fruizione della televisione sta cambiando radicalmente soprattutto nei giovani.
Per esempio io sempre trovato insopportabile, forse per la mia scarsa memoria, dover aspettare una settimana per vedere la puntata successiva del telefilm. 
Oltretutto per lo stesso motivo spesso mi dimenticavo di doverla vedere. 

Ecco la chiave: doverla vedere.

Io non devo niente è la prima volta che mi capitò di vedere una serie così di seguito era per soddisfare la curiosità a proposito dr who.
Io avevo visto due puntate completamente slegate quando ero piccolino e un'altra mezza puntata molto tempo dopo. Lo avevo trovato molto affascinante ma per qualche motivo sostanzialmente era impossibile capire quando veniva trasmesso ma soprattutto non lo è più stato. 
Ma continuavo a leggere citazioni ovunque.
Quando ebbi la prima connessione ADSL abbastanza veloce, in ufficio visto che costava una botta, nottetempo mi procurai le puntate che erano state editate in italiano. Vederle di seguito è stato tutto l'altra cosa. Ripetei l'esperimento mesi dopo Con un altro telefilm di cui ho sempre letto ovunque ma mai visto babilon 5 (e li cambia parecchio).
Da allora non sono stato più capace di vedere una singola puntata con la distanza di una settimana senza farmi prendere dal nervoso. Preferisco farmi registrare l'intera serie cercando di evitare gli spoiler degli amici. Solo quando è stata trasmessa l'ultima puntata cominciare a vederlo magari in una giornata di pioggia.
Perché se ci pensiamo a questa televisione del futuro sostanzialmente on demand e con l' ingresso dei grossi player USA possono permettersi delle grosse infrastrutture, mi dispiace, ma per la maggior parte degli altri non esiste trippa per gatti salvo di produrre qualcosa di 
veramente unico, 
originale e 
notevole.

Se ci avete fatto caso negli ultimi 10 anni, forse 15, la produzione di telefilm è cambiata in maniera drastica perché l'utenza in realtà non del tutto vedeva i programmi con la cadenza tipica degli anni 80.
Una volta che le connessioni Internet, ma soprattutto gli snodi di rete che ci sono dietro, permetteranno velocità sostenute continue almeno di cinque o sei volte quelle odierne con un traffico complessivo però un centinaio di volte almeno vedremo una rivoluzione che si sta già vedendo nel fatto che l'uso dello streaming illegale ha già sorpassato il peer to peer che viene ormai considerato una roba da vecchi. 
Le nuove generazioni infatti non vogliono attendere vogliono streaming

A questo punto un'altra domanda sorge spontanea:
ammettendo alle domande precedenti di aver detto che deve esserci,  una televisione statale che ruolo deve avere nel mondo streaming?
E se le next gen, come gia' avviene in molti stati, parleranno l'anglolingua  cosa pianifichiamo fra 20 anni?

Quali sono le soluzioni a breve, medio e a lungo periodo?
io ne ho qualcuna ma dire che sono quelle giuste non lo so.

vi sembra abbastanza carne al fuoco e di facile soluzione?

martedì, ottobre 20, 2015

cannone rai

Canone RAI
se la  la discriminante NON sarà quella di possedere o meno una televisione – come oggi- perché con un PC, notebook, smartphone e tablet potenzialmente si può vedere la Rai in streaming.

In pratica siccome la RAI si e' messa a trasmettere ANCHE su internet automaticamente basta avere una qualsiasi connessione internet, anche sul telefono, per essere paganti.

Il passo dopo e' montare degli altoparlanti in giro per ottenere il pagamento ai dotati di orecchie.

lunedì, ottobre 19, 2015

boxNcone 24/28

l Xover e' un elemento di notevole importanza e' il collante che tiene assieme e sintetizza il progetto di una cassa multivia o di un sistema di casse e/o il relativo SUB.



Il progettista del sistema acustico decidera' il punto di incrocio degli altoparlanti per valorizzarne le caratteristiche.

Il crossover spesso viene utilizzato anche  per linearizzare la parte finale di un woofer o deprimere alcune allegrie del tw. Come vedete e' un componente custom e specifico per QUELLA CASSA E QUEGLI ALTOPARLANTI.
In pratica piu' di meta' della difficolta' della costruzione di una cassa acustica passa per la progettazione di questo componente, spesso snobbato per le sue piccole dimensioni ed invisibile all'occhio profano.

Dal momento, come abbiamo visto prima, che gli altoparlanti NON hanno una impedenza costante i cross over passivi (quelli contenuti nelle casse) devono essere calcolati tenendo conto di questo ed essere quindi progettati specificatamente per quel gruppo di altoparlanti.

Un filtro LRC se cambia l'impedenza del carico sposta il punto di lavoro...

A questo si aggiunge che spesso la sensibilita' del tweeter e' sovente maggiore del woofer e quindi viene corretta con delle resistenze o linearizzata con una rete.

Dovrebbe essere ovvio che non e' possibile cambiare un altoparlante in una cassa senza riprogettare ANCHE il cross-over e dovrebbe essere altrettanto ovvio che e' impossibile andare a comprare un “cross-over per 3 vie” pronto al montaggio.

Oggetti pero' che esistono in vendita... il solito consumatore che chiede l'impossibile... e riesce a pretenderlo guasto.


Altresi' dovrebbe essere chiaro e lampante che un subwoofer con il suo relativo Xover non puo' essere collegato a casse che non sono state previste in ambito di progetto.

Purtroppo, soprattutto in ambito car audio si assiste al tweeter o il midrange con Xover incorporato (per quale midrange?, o era un woofer?) al cross over “tutto fare” che tagliera' a casaccio magari bruciando il tweeter o non accendendo il midrange nel suo iter di pessima qualita' audio.

Il cross over porta con se spesso una rotazione della fase che implica uno spostamento virtuale della posizione dell'altoparlante sulla cassa acustica.
Alcuni cross over sfasano di 180 gradi e per compensare la cosa vanno semplicemente collegati al contrario.
Altre volte il costruttore di altoparlanti per allineare le fasi costruisce il pannello frontale della cassa con dei gradini che consumatore in genere scambiano per una trovata estetica non sempre gradevole. Invece l'arretramento o avanzamento del Tweeter serve per portarli in fase con il woofer.
Quante casse di piccoli costruttori mobilieri viste  che erano collegate erroneamente...

In pratica progettare un cross over equivale a scrivere mentre si siede su di un cavallo in corsa.

Il taglio varia a seconda dell'impedenza che cambia per la frequenza e il tutto viene ad essere variato dalla posizione degli altoparlanti sulla cassa che nel frattempo debbono essere anche attenuati per la diversa efficienza che cambia, manco a dirlo, a seconda della frequenza.

Ecco il motivo dello scegliere bene i componenti da mettere insieme, spesso riuscire a farli convivere e' pazzesco e aumenta le difficolta di progettazione.
E' il motivo per i quali ottimi componenti come il TW di Heil (ess dice nulla?) non sono diffusi nonostante le perfomances: un esuberante ghepardo dovrebbe essere poi messo al passo di un asino di WF.

Ancora una volta appare la complessita, anzi LA complessita'.

Il Xover e' un complesso sistema che deve tener conto delle caratteristiche degli altoparlanti, della loro disposizione sulla cassa, del tipo di accordo ma soprattutto del risultato che vorremmo: come efficienza, risposta, forma dell'irradiazione eccetera. Ricordate vero che per andare da qualche parte bisogna sapere dove vogliamo arrivare?

Risulta adesso chiaro perche' alcuni autocostruttori piuttosto seri (considerati pazzi isterici... non a torto) preferiscano rinunciare alla costruzione del Xover usando costosissimi e rari altoparlanti studiati per un uso largabanda.

Se da un lato e' una sconfitta, come ad esempio l'imprendibilita' delle alte frequenze e sembra un ritorno al 1950 in realta' puo' essere una scelta seria e ponderata: eliminando il crossover si eliminano MOLTI errori progettuali e concentrandosi su cio' che rimane il risultato e' notevole per le competenze impiegate.


Dopotutto non siamo tutti dei Karl Erik Ståhl.

Inoltre gli altoparlanti largabanda senza crossover hanno la nomea fra i FAN di suonare MOLTO “meglio” in una maniera non sempre chiara.

In realta' esiste una spiegazione spesso semplice: chi lo dice ha spesso un ampli a valvole o non stabilissimo perche' con poca corrente.
I vacquoni hanno  problemi di linearita' e un singolo altoparlante senza condensatori&C e' un cliente MOLTO MOLTO piu' facile per un ampli assai sfixgato in erogazione e resistenza interna.

Cose un po' piu' semplici per chi sceglie la multiamplificazione (un ampli per altoparlante) dove il cross over non deve tener conto dell'impedenza dell'altoparlante (nel senso che non gli sposta il taglio, non per le altre menate). 

La cosa assurda e' che sebbene la multiamplificazione porti con se vantaggi chiari ed evidenti come minor costo, maggiore dinamica, minor complessita' minori guasti agli altoparlanti e la possibilita' di raddrizzare un paio di banane con costi contenuti non si e' mai diffusa all'infuori dell'ambito PRO.

I motivi, oltre a quello reale di non poter sostituire le casse all'ampli, sono il fatto di non vedere l'ampli come tale appoggiato sul como' da mostrare agli amici o di metterci 2 minuti in piu' a collegarlo.

L'unica soluzione relativamente diffusa e' stata l'audio-pro che ora fa solo giocattolini.

Sarebbe bastato in epoche passate standardizzare un plug per gli ampli che contenesse il crossover attivo o i soli componenti di taglio per risolvere il problema ma il consumatore parlava di finali e di watt e non di qualita'.

 Il cross over e' un pezzo importante quanto snobbato dal pubblico che preferisce chiedere cose controproducenti come i watt di una cassa anziche' chiedere se il crossover e' fatto per bene o se e', come accade, un'insieme di pezzi buttati alla benemeglio nella casse e incollati con la colla a caldo rendendolo succube persino al trasferimento di segnale fra le induttanze usate (ne ho viste pure in asse!).

In realta' e' il motivo per il quale ho smesso di progettare casse: e' bello montare uno speaker dopo tanto lavoro di progettazione, il WF, il TW... danno soddisfazione.
Ma dover correre dietro al cross over e dopo duro lavoro scoprire che ancora non e' perfetto e sebbene il 90% dell' APPARENZA della cassa e' finito essere ancora a meno di meta' del lavoro e' debilitante.

Il crossover e' il componente piu' frustrante e difficile della progettazione delle casse.

lunedì, ottobre 12, 2015

boxNcone 23/28

l materiale da costruzione

Per quanto sembri tutto semplice ai banana la cassa in se ha la sua importanza.

Si parte da autocostruttori ignoranti che fanno un contenitore di rovere con incastri a doppia coda di rondine e con 40Kg di smalto che sembrano portagioie giganti.
Molto belli certo... ma funzionali non sempre.

In fondo alla scala i soliti fintosourrondi koreancinesi fatti con la vaschetta del gelato. Fa piu' rumore la plastica del cono.

Il materiale dovrebbe partecipare il meno possibile e sebbene ci siano aziende che hanno tentato strade innovative o particolari in genere
il “cartone” pressato (MDF),
il legno,
i trucioli incollati
e la plastica
la fanno da padrone.

Certamente un consumatore non vuole una cassa di cemento: e' poco bella! Nonostante cio' alcuni si sono lanciati in materiali come il cemento, la ceramica, il vetro e il marmo.



Perche', alla fine, per non far variare le caratteristiche la cassa non deve vibrare o muoversi.
Nelle migliori casse vedrete all'interno delle strutture atte ad evitare flessioni: rinforzi e tiranti che tengono le parti al loro posto. Tutte cose assenti nelle casse economiche.


bella di marmo, ne?

Insomma una cassa non deve essere un mero contenitore di un determinato volume ma un attrezzo che deve essere rigido e non vibrante.
Alcuni costruttori hanno studiato plastiche di elevato spessore e densita' (jbl, bose.. i soliti insomma!) o panini imbottiti di gesso e mdf (alcuni... inglesi tanto per cambiare!) che ovviamente non sono in vendita separatamente.

venerdì, ottobre 09, 2015

diselgate e stupidita'

Ancora non si ferma la polemica che riguarda i motori diesel, si dice di VW ma com'è facile dimostrare il problema è la categoria naftaroni.

Dal punto di vista “meccanico” ne ho già parlato ed è inutile proseguire.

Quello che però sta accadendo è lo sviscerarsi del fatto che nessuno ammette di essere un completo ignorante.
nessuno capisce cosa e' successo e perche'

lunedì, ottobre 05, 2015

boxNcone 22/28

wattaggio


Per qualche strano e arcaico motivo oggi se un altoparlante non sopporta almeno la potenza di un ampli da stadio nessuno e' felice.
Per questo poi i cinecoreani, come gia' fanno con i pixel, HD&c scrivono potenze incrediiibbbili e FALSE.





Nonostante queste falsità siano facilmente impugnabili nessuna delle Pseudo organizzazioni che dovrebbero difendere in qualche maniera colui che compra si fanno sentire.
Neppure giornalisti che stanno tanto dietro alle stupidate in qualche maniera allungano il dito verso questa schifosa bugia.
Ormai vedere un amplificatore da tre chili certificato oltre i 2000 W anziche' 10W è cosa comune, tanto comune che nessuno si meraviglia più neanche.

Ma degli amplificatori ne abbiamo già parlato a lungo  e abbiamo già visto come è possibile facilmente svergognarli ora arriviamo alla questione degli altoparlanti.

La potenza massima sopportabile da un sistema di casse è una curva che va sotto il nome di MIL e dipende da tutta una serie di fattori.

Già questa prima affermazione banale ci fa scoprire che la potenza massima non è un semplice numero ma è una curva ed è quindi dipendente dalla frequenza che stiamo introducendo.
 È questo il motivo per il quale spesso per ottenere un numero viene inputtata una curva che dovrebbe assomigliare allo spettro utilizzato poi comunemente.
Ovviamente le organizzazioni europee, quelle tedesche e quella americana sono in disaccordo su quello che si deve buttare dentro.

Introducendo un singolo tono da 1000 Hz si va a sollecitare semplicemente il midrange mentre introducendo un tono più alto probabilmente si va a pesare esclusivamente sul Tweetter.

È abbastanza banale capire che su di un sistema di altoparlanti in grado di accoppiarsi correttamente ampli da 1000 W il Tweeter è in grado di dissipare all'incirca un centinaio di  watt.

Ma ovviamente la cassa non e' da 100W. 

Cosi' abbiamo lo spettro DIN, IEC, il rumore bianco e ovviamente per i tamarri del car audio che si sentono maci il rumore rosa (e purtroppo non e' una battuta...).

Comunque sia vediamo che il primo problema è di dissipazione: aumentando la dissipazione della bobina questa crescera' di dimensioni e crescerà il traferro (lo spazio in cui la bobina deve stare e il punto in cui il magnete e' “rotto”) aumentando il quale diminuisce l'efficienza richiedendo piu' potenza per il medesimo risultato.

Aumentando ancora la potenza succederà che la bobina si sposterà parecchio avanti indietro avendo così necessità di una lunghezza superiore. Bobine lunghe porteranno con sé un aumento di distorsione e una ulteriore diminuzione dell'efficienza perche' quando sono estratte si trasformano da bobina a resistenza (aka stufetta).

Aumentando la potenza quindi si diminuisce l'efficienza richiedendo ancora MOLTA più potenza.

Aumentando ancora la potenza si deve irrigidire la sospensione e l'anello di tenuta per evitare di trovare il cono sulla luna. Addirittura alcuni altoparlanti hanno uno spider doppio o triplo.

Aumentando la potenza quindi si diminuisce l'efficienza richiedendo ancora  più potenza

Per aumentare ulteriormente la potenza sopportata è spesso necessario aumentare la ventilazione in maniera che l'aria CALDA contenuta nella zona della bobina all'interno del polo magnetico venga in qualche maniera pompata all'esterno. Alcune volte questo si fa forando il coprì polvere o utilizzando altre strategie. Inutile dire che queste strategie diminuiscono l'efficienza richiedendo ancora più potenza.

aumentare ulteriormente la potenza sopportata e' incrementare la massa (il rame pesa! E il cono non si deve flettere) vuol dire abbassare l'efficienza.

Se poi parliamo dei TW aumentare la bobina vuol dire incrementare la massa, vuol dire che non sono piu' dei tweeter.

In pratica quando il poco furbo di turno gioisce perché su altoparlante acquistato ha una scritta che riporta un numero grosso riguardo ai watt sopportati in realtà sta dicendo a tutto il mondo che  è un fesso. 

La potenza termica di un altoparlante va tenuta il più bassa possibile coerentemente con l'uso che se ne andrà fare.

Montare in auto o a casa  un cono da discoteca da 2000W e' da pirla, gia' con 200W si toglie la neve dall'auto e stare all'interno vuol dire incontrare danni fisici.

Per il woofer (o dei mid caricati) il problema ancora più complesso a seconda del tipo di caricamento l'escursione del woofer dipenderà dalla frequenza che sta suonando, dalla frequenza di accordo, dal tipo di caricamento, dalla massa del cono e dalla lunghezza della bobina.

Cambiando infatti l'accordo il woofer si troverà ad avere una escursione più o meno grande e questo potrebbe far uscire dalla zona di linearità ed efficienza la bobina rispetto al traferro.

Quello che sto dicendo è che una cassa acustica in pratica avrà quasi sempre una potenza sopportabile inferiore a quello che ci si aspetta dal numero scritto sul WF.

Salvo che voi avete fatto la cassa acustica che va alla ricerca di questo singolo parametro normalmente la sopportabilità massima di un woofer caricato ha due limiti: quello termico e quello di escursione che dipende anche dal caricamento.

Al raggiungimento di uno dei due il componente ne soffre.

Ma alla fine vince, per la qualita', 
chi tiene il numeretto piu' basso possibile.